Lettera aperta della Commissione Regionale della Pastorale del lavoro a Papa Francesco in occasione della Cop 28
La Pastorale Sociale e del Lavoro Piemonte e Valle d’Aosta ha organizzato un Seminario
A otto anni dalla Laudato Si’. Suolo: bene comune o bene di consumo? “Per sensibilizzare le comunità cristiane e gli uomini di buona volontà alla custodia del creato”.
La sostenibilità per l’enciclica è cosa seria e comincia con la tutela del suolo, componente ambientale “di base” di «nostra madre e sorella terra» (LS, 217). Un suolo che grida, all’unisono con i poveri, per le violenze inflitte a esso, per il dissennato consumo. Un suolo da coltivare e da custodire (cfr. Gen, 2.15), da servire e conservare. Un suolo, risorsa limitata e non rinnovabile, che soffre, in particolare come superficie coltivabile, la tragedia dei beni comuni.
Si tratta di ricercare insieme soluzioni possibili al consumo di suolo. Il seminario è stato preceduto da altri incontri regionali tenutisi a Torino e a Mortara. Al termine di queste iniziative sono stati prodotti degli orientamenti pastorali rivolti a parrocchie e associazioni per agevolare il dibattito sul problema dell’abuso del suolo, che riguarda il mondo agricolo, ma anche il bene comune e delle future generazioni.
Partendo da questo contesto Carissimo Papa Francesco,
salutiamo con gioia e senso di gratitudine la notizia della Sua partecipazione a Dubai dal 1° al 3 dicembre 2023 alla COP-28, cui ha dedicato in Laudate Deum (LD) un intero capitolo. La Sua presenza anche fisica alla COP-28 accresce la speranza nostra e di tanti sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, credenti e non credenti, perché la Conferenza costituisca un reale punto di svolta nella transizione ecologica ed energetica.
Ora, lungi da noi ogni pretesa di indicare a Lei “cosa e come dire” ai delegati alla COP 28, ci permettiamo,, di evidenziare, tra i tanti, il problema, del cambiamento a livello globale della destinazione del suolo: il rischio, che l’umanità intera sta correndo, è che le perturbazioni umane innescate da un ulteriore “consumo di suolo”, in termini di impermeabilizzazione, comportino un effetto destabilizzante, permanente sul “sistema terra”. Dati recenti del Johan Rockström, Stockholm Resilience Centre fanno predire, infatti, che anche nel caso del “sistema suolo” tra non molto tempo si potrebbe avere il superamento dei confini sostenibili planetari atteso che per altri tre (tasso di perdita di biodiversità, cambiamento climatico e interferenza umana con i cicli dell’azoto e del fosforo) tali confini sono già stati superati. Il consumo di suolo anzi, il consumo di suolodi natura compulsiva, tanto che vi è chi parla di consumismo del suolo, riguarda, per fermarci alla realtà che meglio conosciamo, anche l’UE e l’Italia. Nel Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato di recente dall’ISPRA, si legge che nel nostro Paese il consumo di suolo nel 2022 accelera arrivando alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo e avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 km2. Sì, il suolo, risorsa strategica, limitata, che si forma molto lentamente e può rapidamente degradarsi (ammalarsi) e da cui traiamo il 95% del cibo, anche in Italia è sempre più sfruttato, saccheggiato, impoverito (così la Prof. Eleonora Bonifacio, Presidente Società Italiana di Pedologia (SiPe), Docente di Pedologia, Università di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Torino) trasferendo nel clima gli effetti disastrosi subiti, nonostante non manchino leggi regionali o tentativi, finora miseramente falliti, di leggi nazionali che hanno come obiettivo quello del contenimento (non azzeramento) del consumo di suolo. Insomma la domanda che ci poniamo da anni è sempre la stessa: il suolo è “bene comune o bene di consumo”? Una domanda, un interrogativo, che ha connotati di un’interpellanza etica e che ci ha aiutato a focalizzare le nostre riflessioni, giocando un po’ con le parole, sulla dimensione del suolo-comune, nella sua vocazione originaria e nelle modalità storiche di distribuzione del suo utilizzo per una vita degna degli uomini in relazione tra loro (così il teologo, Pier Paolo Simonini, Torino, 2023).
In tale contesto, carissimo Papa, non abbiamo certo bisogno di ricordare a Lei che il suolo, grazie alle sue peculiari caratteristiche, svolge molteplici, non delegabili ad “altra realtà” funzioni che originano servizi ecosistemici a beneficio dell’umanità; fornitura di ciclo e fibre, sequestro del carbonio, regolazione del clima, habitat per gli organismi, patrimonio culturale ecc.. Suolo che può ammalarsi per erosione, perdita di biodiversità e di sostanza organica, salinizzazione, alluvioni, frane e smottamenti, perdita, contaminazione locale e diffusa, compattazione e, come detto, impermeabilizzazione (così la Prof.ssa Eleonora Bonifacio, Presidente Società Italiana di Pedologia (SiPe), Docente di Pedologia, Università di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Torino, 2023). Infatti, il suolo (terra) è non a caso, come gli studiosi di urbanistica (cf. Paolo Pileri, professore di pianificazione e progettazione urbanistica, Politecnico di Milano) hanno sottolineato proprio sulle colonne di Avvenire, è la risorsa che Tu citi all’inizio dell’Enciclica. Lei che ci hai ricordato che «Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla» (LS, 2), dimenticando che noi stessi siamo terra (cf Gen 2,7). Lei che davanti a concetti passpartout come “uso sostenibile delle risorse e crescita sostenibile” mostri accortezza, anteponendo ad essi la «considerazione sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi diversi settori e aspetti» (LS, 140). Insomma, per Lei, se abbiamo compreso bene il Suo messaggio, la sostenibilità è cosa seria dato che non esiste crescita infinita in un mondo finito e comincia con la tutela del suolo.
Occorre, dunque, cambiare rotta,
– mettendo «fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato» e ripensando «noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca» (LD, 68),
– dedicando a livello globale e locale al suolo uno sguardo nuovo, aperto, memori del fatto che «Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione» (Evangelii Gaudium, 243),
– ricordandoci che all’opposto del consumismo, per il quale il suolo è pura materia, esso è vitale, sicché quando si cammina in un campo si cammina sulla vita, su milioni di microrganismi essenziali per la vita (cf. Don Domenico Cravero, Disincanto e re-incanto
La transizione ecologica: un nuovo modo di vivere,Ecra, 2023),
– puntando ogni attenzione, premura, cura alla sua destinazione naturale, semi naturale, agricola e forestale,
– maturando una maggiore comprensione delle dinamiche che intercorrono tra suolo, territorio e clima per migliorare la pianificazione del territorio con l’attuazione di soluzioni sostenibili,
– considerando il suolo l’infrastruttura ambientale da cui dipende la vita del pianeta e la nostra vita, – dando “valore monetario” ai servizi ecosistemici da cui dipende “semplicemente” la vita sulla terra che un suolo reso impermeabile non è più in grado di assicurare,
– assegnando alle comunità locali la titolarità dei beni comuni e, dunque, anche del suolo,
– facendo del suolo il cardine di una profonda revisione del modo di vivere ed abitare sulla Casa Comune.
Ci sorregge la convinzione che il dialogo a più voci sarà capace di indicare vie concrete e efficaci di risoluzione del problema del consumo del “bene” suolo. Suolo che assolve molteplici servizi ecosistemici essenziali per la vita. Suolo da cui traiamo il 95% del pane (cibo) portato a tavola. Senza suolo non c’è pane, senza pane c’è solo fame e se c’è fame non ci sono neanche giustizia e pace.
Carissimo Papa Francesco, grazie dell’attenzione. Un caro saluto ed un forte abbraccio.
La Commissione della Pastorale Sociale e Lavoro Piemonte e Valle d’Aosta
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