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Progetto Policoro Piemonte

In breve

La nascita del Progetto Policoro

I destinatari

L'obiettivo

Il metodo proposto

Un’attenta lettura della realtà e della disoccupazione giovanile del nostro territorio ha portato nel 2011 i Vescovi a fare una scelta di campo nella nostra regione Piemonte, preponendo l’inizio del Progetto Policoro.

L'intuizione e i pilastri del "Progetto Policoro"

LA NASCITA DEL POLICORO della condivisione di esperienze e di storie di vita dei giovani del Sud Italia al progetto pastorale del Policoro

Il 14 dicembre 1995, subito dopo il Convegno Ecclesiale Nazionale di
Palermo, tre Uffici Pastorali della CEI (Pastorale Giovanile, Pastorale Sociale
del lavoro e Caritas) si incontrano a Policoro (MT) con i rappresentanti delle diocesi di Basilicata, Calabria e Puglia per riflettere sulla disoccupazione giovanile e sui problemi del mondo del lavoro specifici dell'Italia meridionale.

Nacque così il Progetto Policoro, che negli anni successivi si estese anche ad Abruzzo, Campania, Molise, Sardegna, Sicilia.

Pierluigi Dovis - Direttore Regionale Caritas Torino

“A Palermo abbiamo avuto una percezione più viva della grande tradizione culturale del Mezzogiorno e della perdurante vitalità di importanti valori, quali il senso religioso, il senso della famiglia, dell’amicizia, dell’ospitalità.

Purtroppo abbiamo udito anche il dolore e la protesta contro mali intollerabili, quali l’inefficienza politica e amministrativa, il ritardo produttivo, il dramma
della disoccupazione giovanile, il peso della criminalità organizzata.

Mentre auspichiamo una nuova stagione di intelligente e operosa solidarietà, avvertiamo la verità e l’attualità del monito che già da tempo noi Vescovi abbiamo formulato: Il Paese non crescerà, se non insieme”
(dal Primo Vademecum)

I GIOVANI DISOCCUPATI E LE LORO COMUNITÀ CRISTIANE

I destinatari e i beneficiari del progetto

Il Progetto Policoro si rivolge esplicitamente alla comunità cristiana del territorio per richiamarla a lavorare in sinergia, avendo cura del patto generazionale e con stile pastorale e missionario a servizio dell’esperienza dolorosa della disoccupazione giovanile, ponendo l’accento sull’urgenza di attivare processi e sulla possibilità ed il valore aggiunto del coinvolgimento di giovani impegnati con e per altri giovani.

IL VANGELO PER ALIMENTARE LA SPERANZA - L’ obiettivo

Vangelo

“Ci siamo posti di fronte alla vita dei giovani, soprattutto del Sud, a fatti drammatici della vita quotidiana che abbiamo cominciato a leggere insieme a Policoro, con la forza della Parola di Dio. Vi siamo interpellati come comunità cristiane. Per questo è necessario che ancora una volta, ma lo faremo sempre, ci ridiciamo che il nostro assillo è il Vangelo, che la nostra forza è il Vangelo, che la prospettiva in cui ci muoviamo è quella del Vangelo.

Non siamo né uffici di collocamento, né ingenui eversori delle leggi o miopie della
vita economica. Forse siamo solo come Davide di fronte a Golia, abbiamo solo la forza e la vita del Vangelo con cui vogliamo fare incontrare tutti giovani disoccupati, per fare i conti coraggiosamente con le stesse teorie economiche della impossibilità e le tentazioni della disperazione.

Siamo convinti che, in questa esperienza dolorosa della disoccupazione, il Vangelo è forza decisiva perché i giovani impostino la vita nella direzione della ricerca ostinata, del coraggio dell’anticonformismo, della speranza e della solidarietà sperimentata.

È forza per loro e invito alla conversione per tutti, è richiamo alle comunità cristiane del Nord e del Sud. È percorso indispensabile che dà colore a tutte le altre iniziative che come comunità cristiane abbiamo in mente di fare e che a partire dal Vangelo diventano naturale risposta di un credente, oggi, in Italia, per i giovani disoccupati.”
(dal Secondo Vademecum)

LA CREAZIONE DI LAVORO - Il metodo proposto

Tre attori in collaborazione continua

La vera sfida ed il vero valore del progetto è rappresentato dalla capacità di camminare e lavorare insieme su un obiettivo comune adempiendo ognuno a compiti specifici.

1. IL RUOLO DELLA PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO: dovrebbe proporsi sul nesso etico- teologico inerente alla modalità di lavoro.

L’obiettivo per la Psl non è semplicemente aiutare a trovare un’occupazione ma il ruolo della Psl è quello di aiutare a pensare ad un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Per ogni aspetto la Psl ha molto da dire.

2. IL RUOLO DELLA PASTORALE GIOVANILE: ha il ruolo importante sul piano educativo d’incontrare e di sensibilizzare i percorsi ordinari ad incontrare i giovani che nei percorsi ordinari non sono presenti, perché non li vogliono, non li possono o non sono riusciti a frequentarli a causa del loro disagio. Ha la possibilità di lavorare sulla grande sfida dell’uscita.

3. IL RUOLO DELLA CARITAS: è l’occhio di prevenzione alle nuove povertà che potrebbero generarsi dalla mancanza di lavoro, ha uno stile di ascolto ed accoglienza per le storie di disagio ed ha gli strumenti e la rete per la ricollocazione.
(Longoni, “Giovani, Vangelo e Lavoro. Per un nuovo umanesimo. 2008)

Speranza

Il metodo proposto: Tre impegni specifici

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“Non esistono formule magiche
per creare lavoro.
Occorre investire nell’intelligenza
e nel cuore delle persone.”

don Mario Operti

1. L’impegno dell’evangelizzazione: la costante cura della relazione e l’accompagnamento nei confronti dei
giovani disoccupati perché si sentano e diventino veramente protagonisti della loro crescita umana e cristiana

2. L’impegno della formazione e dell’educazione delle coscienze in vista di un radicale cambiamento di mentalità in un’ottica d’imprenditorialità personale e secondo una nuova capacità di affrontare la realtà in una prospettiva dinamica e progettuale. La formazione quindi non volta al trasferimento di nozioni ma all’acquisizione di competenze chiave che sono quello di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione.

Investire su una formazione continua alla cultura del lavoro, alla dignità del lavoro, centrato sulla persona e basato su legalità, che lotti il clientelismo e lavori sull’ imprenditorialità responsabile per ridare senso al lavoro.

Una formazione che aiuti a pensare come poter creare spazi per nuovi modi di lavorare e di fare lavoro, che rinnovi tecniche e versioni del lavoro influendo così su una nuova lettura del lavoro e sulla produzione di felicità.

3. L’impegno dei gesti concreti di solidarietà e reciprocità: la costruzione di reti di solidarietà nelle singole chiese e delle Chiese tra loro che possano individuare, proporre e sperimentare momenti concreti in cui potersi verificare non solo a livello cognitivo ma anche a livello di assunzione di responsabilità e di conseguenti comportamenti individuali, comunitari e istituzionali.
(dal Secondo Vademecum)

Certamente le motivazioni di tali scelte sono molte, ma vi sono, di fondo, una palese sfiducia diffusa e una domanda implicita di rinnovamento, che non può che passare attraverso un modo nuovo di guardare alla politica.

Ed è proprio a questo che puntano le “Officine”. Proporre non delle idee o delle scelte preconfezionate, bensì offrire occasioni, spunti, materiali, perché ciascuno, in base alla propria situazione, intraprenda o prosegua un percorso di impegno. Fornire alcune indicazioni, a partire dalla Dottrina sociale della Chiesa, che spingano a “vedere, giudicare e agire”, a lasciarsi conquistare da questo modo di vivere la carità, secondo le indicazioni della Scrittura e, in particolare, del capitolo 13 della prima lettera ai Corinzi.

Indicare valori di riferimento: lo stile di servizio, la centralità della persona, il perseguimento del bene comune, la destinazione universale dei beni, la sussidiarietà, la solidarietà e la giustizia, i diritti umani, la ricerca di strutture, istituzioni e regole più democratiche.

Una democrazia fondata sulla fraternità, che ingloba e supera l’uguaglianza e la libertà. Dalle iniziative devono emergere concrete prospettive, “prodotti”, altrimenti non sarebbero “officine”, strumenti di impegno e di lavoro per agire nella “realtà” e cambiarla. Proposte concrete che ciascuno porterà avanti come riterrà opportuno nella sua peculiare situazione.