“Il sindacato è chiamato ad essere voce di chi non ha voce. Fate rumore”.
Il Papa riceve in udienza la Cgil con centinaia di dirigenti e delegati, un grande evento per il pontificato di Francesco e per la storia del sindacato italiano. Nel discorso di Francesco anche queste parole:”Siate attenti ai giovani, educate alla pace.. Non tralasciate di prendervi cura anche di chi non si iscrive al sindacato perché ha perso la fiducia“
Di seguito il commento della Redazione dell’Avvenire del 19 dicembre 2022.
“Il sindacato è chiamato ad essere voce di chi non ha voce. Fate rumore”. Lo ha detto il Papa ricevendo stamani in udienza, nell’Aula Paolo VI, dirigenti e delegati della Cgil. Esordendo a braccio, Francesco ha esclamato: “Bravo quel ragazzo!”, riferendosi al segretario generale Maurizio Landini che nel suo discorso aveva denunciato la “strage” dei morti sul lavoro e difeso la “centralità della persona” come più importante di economia, mercato e profitto. “E’ il momento di ridistribuire al lavoro la ricchezza che produce, di tassare la rendita finanziaria e di colpire la speculazione” ha ribadito il segretario della Cgil. “Ci rivolgiamo a lei – ha detto al Papa – perché, seguendo il suo insegnamento, quello che ha detto e in particolare avendo letto attentamente le sue encicliche Laudato Si’ e Fratelli tutti, abbiamo trovato una grande consonanza sui problemi, sulle preoccupazioni che oggi travagliano l’umanità e il mondo”.
Nel suo discorso (QUI IL TESTO INTEGRALE), Francesco ha ricordato che il sindacato “è chiamato ad essere voce di chi non ha voce”. “Voi dovete fare rumore per dare voce a chi non ha voce!” ha esortato. In particolare, ha proseguito, “vi raccomando l’attenzione per i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti. Vi ringrazio per ogni iniziativa che favorisce politiche attive del lavoro e tutela la dignità delle persone”. Inoltre, “in questi anni di pandemia è cresciuto il numero di coloro che presentano le dimissioni dal lavoro. Giovani e meno giovani sono insoddisfatti della loro professione, del clima che si respira negli ambienti lavorativi, delle forme contrattuali, e preferiscono rassegnare le dimissioni. Si mettono in cerca di altre opportunità”. “Questo fenomeno non dice disimpegno – ha aggiunto il Pontefice -, ma la necessità di umanizzare il lavoro. Anche in questo caso, il sindacato può fare opera di prevenzione, puntando alla qualità del lavoro e accompagnando le persone verso una ricollocazione più confacente al talento di ciascuno”.
Francesco ha esortato anche a coltivare un clima di serenità sui luoghi di lavoro. “Vi invito ad essere ‘sentinelle’ del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale”. “Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro, spesso segnati da conflitti, può diventare segno di speranza per tutti. Anche per le future generazioni”.
“Grazie per quello che fate e che farete per i poveri, gli immigrati, le persone fragili e con disabilità, i disoccupati – ha aggiunto il Pontefice -. Non tralasciate di prendervi cura anche di chi non si iscrive al sindacato perché ha perso la fiducia; e di fare spazio alla responsabilità giovanile”.
Commento di Gaetano Quadrelli
Ci sono eventi che rallegrano il cuore e il fatto che Papa Francesco abbia incontrato la CGIL è uno di quelli. Il Papa aveva già incontrato la Cisl, al tempo della segreteria Furlan, durante il congresso nazionale (26 giugno 2017 ero presente).
Papa Francesco aveva sottolineato che “Sindacato è una bella parola che proviene dal greco syn-dike, cioè ‘giustizia insieme’. Non c’è giustizia insieme – ha scandito – se non è insieme agli esclusi. Il buon sindacato rinasce ogni giorno nelle periferie, trasforma le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”. Ancora dice: ”Pensiamo al 40% dei giovani da 25 anni in giù, che non hanno lavoro. Qui. In Italia. E voi dovete lottare lì. Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero ‘venduto per un paio di sandali’.”
(Discorso del Santo Padre Francesco ai delegati della CISL)
Ma questa è la prima volta che la CGIL incontra un Papa e questo è un fatto molto importante per il mondo delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche per me sindacalista cristiano e credo per l’intero sindacalismo italiano. Lo vedo anche come una spinta o verso tutto il sindacato a superare le sue divisioni storiche e a mettersi in cammino nel nome della FRATERNITA’
Le parole del Papa riflettere con molta attenzione e ad agire perché le parole siano declinate in azioni e in chiari orientamenti. Iniziando dalla denuncia di quelle che ha definito le storture del lavoro: la differenza di trattamento tra uomini e donne “Perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? Perché i lavori più usuranti sono ancora così poco tutelati?”; le morti sul lavoro “ogni morte sul lavoro, dice il Papa, è una sconfitta per l’intera società”
Nel suo intervento solleva la questione del caporalato, sfruttamento, turni massacranti, disoccupazione, conflitti interni, la tragedia delle morti bianche e le “storture del lavoro” come la disparità di genere negli stipendi, il precariato giovanile e la “cultura dell’esubero”. E avanza proposte e l’incoraggiamento a trasformare gli ambienti di lavoro in luoghi di fraternità, dove formare le persone ed educarle ha quella pace di cui oggi il mondo “ha sete”.
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